11 Mar Qual è il senso della vita?
Siamo sulla terra da migliaia di anni eppure una risposta certa e definitiva sul motivo della nostra esistenza sembra ancora sconosciuto. Nonostante le nostre vite procedano giorno dopo giorno tra affetti, lavoro e passioni il punto interrogativo sul senso di ciò che viviamo, prima o poi si presenta per tutti.
Filosofi, letterati, teologi e naturalmente anche gli psicologi hanno indagato a fondo su questo tema. Platone sosteneva che “una vita senza ricerche non è degna per l’uomo di essere vissuta” e questo è certamente un punto focale molto importante dal quale buona parte della riflessione sul tema si è sviluppata. Si, perché se dovessi dare una definizione a tutto ciò, il tema della ricerca personale sarebbe il centro dal quale si ramificherebbe ogni ragionamento.
È chiaro infatti, che il senso della vita non c’è. È un’affermazione forte, che mi riporta alla memoria il film “Monty Phyton – il senso della vita”, una collezione di situazioni paradossali che lasciano lo spettatore senza parole ma con l’unica certezza che il significato forse sta proprio nella ricerca stessa.
Definire in termini assoluti il motivo che ci lega a questo mondo sarebbe una generalizzazione che non renderebbe onore all’unicità di ogni singolo individuo. Dovremmo quindi relativizzare la frase parlando al plurale ed assegnando a ciascuna persona la sua ragione di essere “qui”.
Guardarsi dentro per riscoprire chi siamo
Capita così che ad un certo punto del nostro percorso sorgano degli interrogativi dettati dal desiderio di sentirsi completi. Sono momenti nei quali ci si domanda il “perché” di determinate scelte e se queste siano in linea con i nostri desideri. Talvolta il bisogno di capirsi meglio scaturisce proprio da uno stato di insoddisfazione, di sofferenza o di ansia ai quali non riusciamo a dare una spiegazione razionale.
Sono questi i casi in cui il “senso della vita” viene definito più dagli altri che da noi stessi. Le aspettative dei componenti del nucleo familiare, l’agire secondo schemi acquisiti che potrebbero non essere perfettamente aderenti alle proprie necessità, costituiscono gli ingranaggi di un meccanismo che ha come risultato una vita poco appagante.
Come mi pongo di fronte al tema della ricerca personale
Molti pazienti si rivolgono a me presentando delle situazioni di malessere interiore al quale non riescono a dare un significato compiuto. Indagando sulla loro storia e sul loro sistema di relazioni riusciamo ad individuare i reali motivi che li portano a sentirsi in un determinato modo e a riscrivere insieme un nuovo percorso.
Abbiamo una nostra identità dalla quale non possiamo prescindere, fatta di aspirazioni, di sogni, di propensioni che in genere vengono sopraffatti dall’accettare il volere altrui, il più delle volte in modo inconsapevole. Prendere coscienza di questi meccanismi ci aiuta quindi a ri-scoprirci per ciò che siamo veramente e per come vorremmo realmente impostare la nostra vita. Come spesso accade sono i piccoli e costanti cambiamenti a portare grandi benefici, per cui nonostante l’iter possa implicare uno sforzo emotivo ciò non richiederà necessariamente uno stravolgimento della propria vita.
Poter disegnare di propria mano la storia della tua esistenza potrebbe sembrare un privilegio per pochi. Tuttavia credo che questo sia invece un diritto imprescindibile per ogni essere umano. Albert Einstein diceva “Un uomo dovrebbe cercare ciò che è e non ciò che pensa dovrebbe essere”.
Senza lasciare che il tempo ci sfugga dalle mani, anche tu puoi prepararti ad incontrare quella parte interiore dove dimora l’essenza del tuo vivere e la chiave per una vita più appagante e ricca di senso.