Come dimenticare una persona

Come dimenticare una persona

“Dottoressa, non ce la faccio più a sopportare questo dolore… è un dolore fisico oltre che psicologico, mi sento morire, mi sento rotta dentro, spezzata. Non voglio più sentirlo, voglio dimenticare questa persona, cancellarla!”. Le parole di una mia paziente, in merito al proprio divorzio e all’ex marito.

Come lei, sono molte le persone che vengono in terapia con la richiesta di dimenticare qualcuno in seguito ad una separazione, ad un litigio o per un amore non corrisposto. La mia replica, all’inizio, spiazza più o meno tutti:  – “Non possiamo dimenticare e, soprattutto, non dobbiamo!” – Vediamo il perché.

Metabolizzare il distacco.

Giunti all’età adulta, reagiamo alle separazioni allo stesso modo di quando eravamo bambini: ci si attivano dei pattern emotivi automatici che non possiamo controllare e, almeno inizialmente, capire. Rispondiamo, quindi, tutti in modo diverso ed è soprattutto chi ha una storia di attaccamento problematica a sperimentare conseguenze difficoltose in seguito alle separazioni[1]. Infatti, la separazione da una figura amata può riattivare memorie irrisolte, inerenti precoci esperienze di distacco dalla figura di attaccamento.

Esistono delle fasi nel processo di separazione, ognuna caratterizzata da determinate emozioni prevalenti: inizialmente, si va incontro a rabbia, ansia, addirittura panico; in seguito, si può raggiungere una vera e propria disperazione, con sintomi depressivi, confusione, paura, dolore, senso di perdita; alcuni sperimentano anche una sorta di distacco emozionale, parendo impermeabili a qualsiasi emozione e sofferenza. Indubbiamente, per tutti è possibile, oltre che necessario, arrivare ad una riorganizzazione emozionale della relazione e della sua rottura, riappropriandosi della propria vita.


[1] Per attaccamento intendiamo il legame che si instaura tra un bambino e il suo caregiver primario, che determinerà la modalità e qualità delle relazioni di quel bambino per tutta la vita, anche in età adulta.

Come superare la sofferenza?

Esistono alcuni fattori che aiutano a superare una separazione:

  • La presenza di una relazione intima alternativa, non nella forma di “chiodo scaccia chiodo” ma di una rete di risorse sociali ed affettive attorno a sé, in modo da non isolarsi;
  • Una precedente integrazione delle esperienze di separazione passate;
  • La volontà di riappacificarsi con la storia trascorsa e con la persona in questione;
  • Determinazione nel spostare l’attenzione verso un nuovo stile di vita;
  • Lo sviluppo di un rapporto collaborativo con la persona in oggetto (penso ai divorzi, solitamente facilitati in presenza di figli, in quanto entrambe le parti hanno come obiettivo condiviso e comune il loro benessere).

Dal lato opposto, ci sono fattori che rendono più difficoltosa la separazione:

  • Assenza di risorse sociali e personali;
  • Preoccupazioni eccessive riguardo alla persona persa;
  • Scarsa autostima;
  • Isolamento sociale;
  • Ambivalenza e difficoltà di adattamento alla nuova situazione;
  • Pregressa ansia da separazione, non adeguatamente trattata.

Quando è necessario chiedere aiuto?

Quando si sente che la sofferenza e la sintomatologia sono eccessive, così come quando persistono da troppo tempo. In questi casi, infatti, si è probabilmente rimasti “bloccati” in qualche fase ed è importante rivolgersi prontamente ad uno psicoterapeuta, per essere aiutati e “sbloccarsi”.

La terapia, sia in seguito ad una separazione che ad un lutto, può aiutare a riorganizzarsi, promuovendo varie strategie per esplorare il significato ed il senso della perdita; per ricordare la persona persa in maniera costruttiva; per incorporare il passato nel presente, rafforzando la propria identità, la propria storia personale e l’esplorazione di nuove opportunità e rapporti.

Inoltre, la terapia insegna a non dimenticarsi la relazione, bensì ad integrarla nella propria esperienza (ecco perché ho scritto che dimenticare non è la mossa giusta!). Nei casi di lutto, serve per accettare il corso della vita e capire se la propria sofferenza era legata solamente alla perdita o ad altro. Nei casi di separazione, è necessario comprendere cosa sia successo prima dell’allontanamento, come mai sia avvenuto, per evitare, in futuro, di incappare in una relazione uguale o molto simile. Non ci innamoriamo mai per caso: a livello conscio non ce ne accorgiamo, le persone di cui ci siamo innamorati possono essere molto diverse tra loro, a primo acchito. Ma ad uno sguardo più profondo, troveremo di sicuro qualcosa di simile, che sia tra le persone in questione o nella dinamica di coppia. C’è chi dice che sono gli inconsci ad innamorarsi, addirittura!

Prova a seguire questi consigli…

Non sono mai per i “decaloghi” o per le soluzioni eccessivamente semplicistiche, ma dato il tema “molto caldo”, ecco alcuni accorgimenti che ti aiuteranno a superare il distacco da una persona amata:

  • Quando si dice basta è basta: no ai tira e molla e no alle visite compulsive sui social, per vedere l’altro con chi è, cosa fa, chissà se mi pensa;
  • Evita i ricordi associati a quella persona, almeno all’inizio (canzoni, fotografie, luoghi…);
  • Non isolarti: la rete di amici o familiari è fondamentale per riappropriarsi della propria vita e accorgersi di esistere anche senza l’altra persona;
  • Concentrati su te stessa/o, fai quello che ti piace, che magari avevi anche accantonato!
  • Cerca di capire davvero ciò che ti tormenta, elabora la tua sofferenza, non soccombere ad essa; Scoprirai che molto spesso non ha a che fare con la persona che non c’è più, bensì con il significato che dai alla rottura (ad esempio senso di fallimento, sconfitta, colpa…).

Superare la sofferenza del non sentirsi amati.

E per gli amori non corrisposti? O le relazioni nelle quali non ci si sente amati abbastanza? Anche in questi casi consiglio di rivolgere l’attenzione a sé stessi piuttosto che all’altra persona.

Come mai ci siamo innamorati di qualcuno che non corrisponde? O di qualcuno che non può stare con noi a tutto tondo? Cosa ci dice di noi, della nostra storia passata, della possibilità che ci diamo di essere felici all’interno di una relazione soddisfacente? Non è mai un caso se ci impelaghiamo in una relazione impossibile! Nelle relazioni impossibili non includo solo gli amori non corrisposti, ma anche gli amori difficili, come ad esempio “i triangoli”. Analizzando assieme ai miei pazienti (sia amanti che adulteri) le loro storie e dinamiche interne, abbiamo sempre scoperto, nel profondo, delle motivazioni che rendevano chiarissimo il perché di questa condizione. Ad esempio: la paura di una relazione stabile e duratura, il ricercare partner simili ai propri caregiver inadeguati, il bisogno di confermare il proprio stato di “persona non amabile”, l’impossibilità di stare bene con sé stessi o con gli altri, l’incapacità di stabilire relazioni sane ed adeguate…

Tutte queste sensazioni, questi pensieri inconsapevoli e potenti, guidano le nostre scelte e le nostre azioni ma non hanno origine nel presente: le loro radici sono lontanissime, sono da ricercare nelle relazioni primarie, nella qualità di attaccamento che si è sviluppato in infanzia, che influenza tutte le successive relazioni affettive. Attraverso la psicoterapia è possibile recuperare queste prime esperienze e farle nostre, riconquistando la propria capacità di amare e di essere amati.

Il segreto di una relazione soddisfacente e duratura.

Esiste una formula per conseguire una relazione soddisfacente e duratura? A mio parere si, ma prima bisogna investire sulla relazione con sé stessi. È da questa relazione che si deve partire per poter trovare soddisfazione in qualsiasi altra. Una volta raggiunta, lo step successivo è trasformare l’emozione in sentimento. Cosa significa? Significa dare basi solide ai legami e non farsi guidare dalla fugacità del momento.

Le emozioni, infatti, sono alterazioni fisiche e cognitive di breve durata, innate ed istintive, che si manifestano con lo scopo di produrre una risposta ad uno stimolo. Sono risposte dei nostri geni formatesi in anni di evoluzione: modificazioni psichico-fisiologiche scaturite da stimoli interni od esterni, negativi o positivi che attivano il sistema limbico, parte del nostro cervello primitivo, separato dalla corteccia, la parte del cervello che si occupa dei processi di pensiero coscienti, del ragionamento, della logica. È per questo che le emozioni spesso ci appaiono illogiche, irrazionali, inspiegabili.

I sentimenti, invece, sono parte di un sistema più stabile e profondo, si formano grazie a nostre personali associazioni mentali, permangono nel tempo, si consolidano, possono mutare in base all’esperienza: per questo sono strettamente personali e complessi. I sentimenti sono alimentati dalle emozioni, non sono la stessa cosa! Imparare a distinguere gli uni dalle altre ci permette di distinguere anche le nostre reazioni a date situazioni, la relazione tra essi, e tra noi ed essi.