Difendersi dal bullismo psicologico

Difendersi dal bullismo psicologico

Da ormai molti anni la parola “bullismo” è entrata a far parte del nostro vocabolario comune. Spesso, però, viene usata in modo inappropriato, generando conseguenze spiacevoli, categorizzando come bullismo qualcosa che non lo è e/o sminuendo il vero e proprio bullismo, che andremo ora a definire e comprendere.

Cos’è e cosa non è il bullismo

Il bullismo indica una forma di oppressione fisica e/o psicologica perpetrata da una o più persone (i bulli) nei confronti di un individuo (la vittima) percepito come più debole ed indifeso. Il comportamento oppressivo, per essere considerato bullismo, deve essere intenzionale (il fine ultimo è voluto consapevolmente), sistematico (reiterato nel tempo) e asimmetrico (sviluppato in una relazione disuguale in termini di forza e potere fisico e/o psicologico tra bullo e vittima).

Già queste prime tre linee di riconoscimento, ci portano a differenziarlo dai normali scontri e litigi propri del vivere sociale e scolastico di bambini ed adolescenti, costruttivi per la loro crescita. I giochi tra coetanei possono risultare come dei veri e propri scontri (soprattutto tra maschi) che implicano lotte o forme di aggressività ma non sono da considerare come forme di bullismo in quanto implicano una stessa dose di forza e coinvolgimento, alternano i ruoli di prevaricatore/prevaricato: non vi è l’intenzionalità di danneggiare l’altro. I litigi, invece, sono diverbi occasionali e normali, che possono nascere da incomprensioni, competizioni, differenze… Ma come nascono possono risolversi, e riportare la serenità tra le parti.

All’opposto, ci sono atti gravi (come ad esempio attaccare un coetaneo con un’arma, procurare ferite fisiche gravi, compiere molestie o abusi sessuali, stalking e simili) che, rientrando in veri e propri reati, non sono ascrivibili al fenomeno del bullismo.

Cause e classificazioni del bullismo

In quanto di matrice relazionale, è difficile indicare una sola causa ed una sola conseguenza del bullismo: esso, infatti, coinvolge vari fattori, varie dimensioni e vari attori. Tra i ruoli identifichiamo il bullo, la vittima, i compagni di classe, gli amici. Ognuno di questi porta con sé il proprio carattere, i vissuti, il retaggio socioculturale, i modelli educativi, gli stili sociali e familiari. Le variabili in campo sono numerosissime e, pertanto, anche i risvolti possibili.

Esistono diverse tipologie di bullismo ma è possibile che all’interno della stessa perpetrazione, se ne intersechino varie, una non esclude le altre:

  • bullismo diretto fisico che si manifesta in gesti fisici come picchiare, spingere, appropriarsi degli oggetti degli altri e/o rovinarli e altri simili;
  • bullismo diretto verbale come minacciare, insultare, offendere, estorcere denaro o altri beni;
  • bullismo indiretto che si manifesta con l’esclusione deliberata della vittima dal gruppo, con l’isolamento o spargendo calunnie sul suo conto. Quest’ultimo tipo di bullismo, anche chiamato bullismo psicologico è molto più difficile da individuare in quanto subdolo e sottile: non per questo è meno dannoso, anzi. Si può facilmente dedurre che i primi tipi di bullismo sono più diffusi tra i ragazzi, mentre quest’ultimo è maggiormente diffuso tra le ragazze, e risulta molto più difficile da intercettare per genitori e insegnanti. In questi casi, l’intenzione ultima del bullo è quella di distruggere l’immagine della vittima tramite offese volte a sminuirla ed isolarla, fino ad aver paura di frequentare la scuola o altri luoghi condivisi. Nella maggior parte dei casi, questa situazione viene addirittura vissuta come “colpa” dalla vittima, che inizia a manifestare scarsa autostima, bassa opinione di sé. Ansia, fenomeni depressivi e disturbi alimentari sono strettamente connessi a queste forme di bullismo.

Come riconoscere il bullismo psicologico

Per riconoscere il bullismo psicologico è importante prestare attenzione a certi segnali di sofferenza in modo da poter intervenire immediatamente, per scongiurare un’esacerbazione o peggioramento di determinati sintomi e/o patologie. È necessario allenarsi a cogliere alcuni aspetti che possono nascondere un’eventuale situazione di bullismo come, ad esempio: chiusura sociale, tristezza immotivata, problematiche scolastiche (comportamentali o di rendimento), richiesta di stare a casa da scuola, perdita di interessi, cambiamenti alimentari, insonnia o ipersonnia, improvvisi mal di testa e/o mal di pancia, rifiuto di parlare/condividere le proprie esperienze, cambi improvvisi nel modo di essere. Ci sono poi ovviamente i segnali più evidenti propri del bullismo fisico (graffi, lividi) che magari possono essere nascosti per vergona e/o paura del confronto

Nuove forme: il cyber bullismo

Esiste un’ulteriore forma di bullismo, il cyber bullismo: riporto una tabella del MIUR (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) nella quale viene comparato al bullismo.

BullismoCyberbullismo
Sono coinvolti solo gli studenti della classe e/o dell’IstitutoPossono essere coinvolti ragazzi ed adulti di tutto il mondo
Generalmente solo chi ha un carattere forte, capace di imporre
il proprio potere, può diventare un bullo
Chiunque, anche chi è vittima nella vita reale,
può diventare cyberbullo
I bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto,
conosciuti dalla vittima
I cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri “amici” anonimi, in modo che la persona non sappia
con chi sta interagendo
Le azioni di bullismo vengono raccontate ad altri studenti
della scuola in cui sono avvenute,
sono circoscritte ad un determinato ambiente
Il materiale utilizzato per azioni di cyberbullismo
può essere diffuso in tutto il mondo
Le azioni di bullismo avvengono durante l’orario scolastico
o nel tragitto casa-scuola, scuola-casa
Le comunicazioni aggressive
possono avvenire 24 ore su 24
Le dinamiche scolastiche o del gruppo classe
limitano le azioni aggressive
I cyberbulli hanno ampia libertà nel poter fare online
ciò che non potrebbero fare nella vita reale
Bisogno del bullo di dominare nelle relazioni interpersonali
attraverso il contatto diretto con la vittima
Percezione di invisibilità da parte del cyberbullo
attraverso azioni che si celano dietro la tecnologia
Reazioni evidenti da parte della vittima
e visibili nell’atto dell’azione di bullismo
Assenza di reazioni visibili da parte della vittima
che non consentono
al cyberbullo di vedere gli effetti delle proprie azioni
Tendenza a sottrarsi da responsabilità portando su un piano scherzoso le azioni di violenzaSdoppiamento della personalità: le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” creato

E una volta riconosciuto? Come posso aiutare chi è oggetto di bullismo?

Per quanto riguarda i genitori, l’aspetto fondamentale è accogliere qualsiasi disagio il/la figlio/a manifesti, abbandonando qualsiasi giudizio. Accogliere significa anche accettare un silenzio, inizialmente, accettare che il/ proprio/a figlio/a non ne riesca ancora a parlare. La famiglia deve essere un luogo sicuro, non un ulteriore luogo di disagio, stress o confronto disuguale. Sapere chi è il gruppo di amici e monitorare eventuali “new entry” poco positive può essere un ulteriore aiuto.

Gli insegnanti, invece, dovrebbero avere il compito di intervenire sul gruppo di pari, sia in ottica preventiva (incrementare comportamenti pro-sociali, spiegare che non esiste un solo modo di essere ma tanti e tutti ugualmente validi, stimolare la collaborazione e l’inclusione…) sia in ottica riparativa, individuando i campanelli d’allarme sul nascere e coinvolgendo tutto il gruppo classe verso una loro comprensione e risoluzione. Ricordo che il bullismo è un fenomeno multifattoriale e complesso, le cui dinamiche sono riconducibili anche alle dinamiche gruppali: ha quindi molto senso includere non solo il bullo e la vittima nella risoluzione, ma tutti i coinvolti. Infatti, spesso il gruppo dei pari assiste alle prevaricazioni o ne è a conoscenza: sensibilizzare rispetto al proprio coinvolgimento indiretto, è un passo fondamentale verso la presa di consapevolezza di quanto il proprio comportamento può favorire o frenare il bullismo. Ognuno è libero di decidere che ruolo assumere (sostere il bullo, difendere la vittima, mantenersi neutrale) ma deve essere cosciente che il comportamento è sempre una scelta personale, con delle responsabilità che ne derivano. Altro compito fondamentale, è ricordarsi che anche il bullo necessita di un aiuto, per canalizzare ed analizzare i vissuti che lo portano a compiere determinati atti: molte volte è infatti vittima di famiglie disfunzionali con conseguente sofferenza psichica, rabbia inespressa, incapacità di canalizzare e comprendere le emozioni. In questi casi, i comportamenti bullizzanti sono spesso espressioni di disagio e goffe richieste di aiuto.

Ecco qui che entra in campo la figura dello psicologo, fondamentale all’interno dei contesi scolastici. Il sostegno psicologico, infatti, è un grande aiuto per aquisire maggiore consapevolezza di sè stessi e sviluppare adeguate abilità relazionali: vale sia per le vittime che per i bulli.

In generale, chi si trova di fronte a segnali che possono sottendere il fenomeno del bullismo, diretto o indiretto, dovrebbe procedere con molta cautela: evitare domande dirette che potrebbero provocare chiusura, essere presente ma non pressante, rispettare i tempi e le modalità con la quale il/la diretto/a interessato/a riesce ad esprimere le proprie emozioni ed i propri vissuti.

E se la vittima sono io? Come posso reagire? Come posso superare le conseguenze psicologiche degli atti di bullismo?

Reagire alle varie forme di bullismo, che sia diretto o indiretto, è molto difficile in quanto ci si sente intrappolati in una spirale più forte e più grande di noi. La prima grande criticità è riuscire a uscire dal silenzio: parlare del proprio problema con un adulto, che sia un genitore, un insegnante, un parente, un allenatore è il primo passo da affrontare. Può sembrare un ostacolo enorme, i dubbi in merito possono essere vari (“nessuno mi crederà”; “magari ho sbagliato io”; “non sono abbastanza forte”, “penseranno che è una sciocchezza”; “devo cavarmela da solo/a” …) ma non appena lo si riesce a superare sarà tutto in discesa. Parlarne aiuterà a dare senso alla propria sofferenza; a non sentirsi più soli; a comprendere che nessun tipo di violenza è mai accettabile; che non si è mai sbagliati ma si è diversi, come lo siamo tutti; che le caratteristiche personali ci rendono unici e speciali; che ognuno di noi merita rispetto; che tutti abbiamo gli stessi diritti e siamo liberi di esprimerci in egual misura.

Le conseguenze del bullismo psicologico sono molteplici e possono risultare molto gravi se non prese per tempo: perdita dell’autostima, della fiducia negli altri, dei legami di amicizia, isolamento sociale, ansia, disturbi del comportamento alimentare e della sfera depressiva, paura di andare a scuola se non un vero abbandono scolastico… Le conseguenze possono manifestarsi anche nel lungo termine, andando a costituire un fattore di rischio per attacchi di panico, problemi di dipendenza, agorafobia, fobia sociale, disturbo d’ansia generalizzato, depressione.

Per questo motivo è importante chiedere aiuto. Se il confronto con i propri genitori, insegnanti, adulti di riferimento non è abbastanza, consiglio di richiedere il supporto di un/a psicologo/a, per riuscire a rielaborare in modo costruttivo i propri pensieri e sentimenti in relazione alla situazione, imparando come essi influenzano le proprie azioni e quindi il proprio comportamento. Infatti, può capitare che le vittime di bullismo incorrano in perdita di autostima e fiducia in sé, entrando in un circolo vizioso che influenza negativamente sia il loro modo di vedere le situazioni sia la percezione che hanno di poterle affrontare. Tramite un adeguato supporto psicologico, è possibile trasformare questo circolo vizioso in virtuoso, rivedendo la propria posizione, diminuendo le insicurezze, aumentando la fiducia in sé e la propria autostima, riprendendo il controllo della propria vita.

Link Utili

Sito del MIUR all’interno del quale, oltre a trovare materiale di approfondimento, è attiva una casella di posta dove poter inviare le proprie segnalazioni e/o richieste di consiglio: www.smontailbullo.it

Servizio del Telefono Azzurro (anche telefonico) dove si può chiedere supporto ad un gruppo di esperti su tutte le tematiche connesse all’infanzia e in particolare sul bullismo: www.azzurro.it

Per approfondimento a livello giuridico: www.altalex.com