Il paradosso della testimonianza

Essere sinceri, non equivale a dire il vero: esiste perciò un vero e proprio paradosso della testimonianza. Scopri di più leggendo il mio articolo.

Il paradosso della testimonianza

Tutta la verità, nient’altro che la verità

Uno dei principali mezzi di prova durante un processo è la testimonianza. L’art. 497 comma 2 del nostro codice di procedura penale fa pronunciare al teste, prima di venire ascoltato: “consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e non nascondere nulla di quanto a mia conoscenza”.

Questo impegno può davvero essere mantenuto? Essere sinceri, infatti, non equivale a dire il vero: esiste perciò un vero e proprio paradosso della testimonianza: giuro di dire la verità, credo di farlo, ma potrebbe darsi che io non possa farlo.

Esistono infatti dei fattori che possono distorcere i nostri ricordi, quali il tempo, la distrazione, l’interferenza di altri ricordi, fattori emozionali, cause organiche. Perciò, è buona prassi avere in mente come si valuta una testimonianza e che questi elementi possono sempre inficiarla. Per valutare l’attendibilità di una testimonianza, sostanzialmente ci si rifà ad indicatori riguardanti la quantità di informazioni che il testimone è in grado di riprodurre (quanto il testimone ricorda) e all’accuratezza di tali informazioni (come il testimone ricorda).

Una buona testimonianza deve quindi essere ATTENDIBILE (c’è corrispondenza tra quanto accaduto e quanto raccontato) e ACCURATA (c’è corrispondenza tra quanto accaduto e quanto rappresentato in memoria). La corrispondenza è ovviamente più importante della quantità di elementi ricordati. Queste due caratteristiche sono indipendenti tra loro: è possibile che un teste sia attendibile ma non accurato e viceversa.

Attendibilità e problemi della testimonianza

L’attendibilità della testimonianza dipende da alcuni fattori, tra i quali:

  • Età del testimone
  • Livello di consapevolezza e grado di attenzione durante l’immagazzinamento dell’informazione
  • Schemi mentali usati per interpretare il materiare in memoria
  • Scopo personale nella testimonianza
  • Tempo trascorso dall’evento per il quale si testimonianza
  • Tipo di interferenza subito tra evento e testimonianza

Esistono alcuni problemi legati alla testimonianza. Ad esempio: il testimone ricorda o ricostruisce? Proviamo a pensare ad un ricordo della nostra infanzia (ossia un ricordo autobiografico): siamo proprio sicuri che le cose siano andate davvero così? Probabilmente si, ma se chiediamo ad altri che erano presenti, è probabile ricordino in modo differente. Quando ricordiamo, infatti, tendiamo a ricostruire seguendo i nostri propri schemi mentali. Come ricorda Gabriel Garcia Marquez: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda”.

Tutti noi abbiamo ipotesi di fondo erronee per quanto riguarda i ricordi. Ossia, siamo convinti che se un ricordo viene alla mente allora è vero e che se sono sicuro di un ricordo allora è vero. Invece, non è detto che se ricordo qualcosa questo sia davvero successo o che sia successo proprio in quel modo.

Le false memorie

Così come i ricordi si confondono tra loro, lasciano tracce che vanno a mischiarsi e possono creare le cosiddette false memorie. Queste false memorie sono ricordi falsi che crediamo veri, risultato di suggestioni e di confusione tra immaginazione e realtà. Molto spesso sono al nostro servizio, nel senso che tendiamo a ricordare più facilmente ricordi coerenti con quello che siamo attualmente e modifichiamo i ricordi al fine di renderli coerenti. Un po’ come se ricordassimo un sogno: nel raccontarlo non ci rendiamo conto che da input confusi creiamo una storia, e la creiamo in base a quelli che sono i nostri schemi mentali, schemi che ci aiutano nella vita di tutti i giorni a creare un senso a quanto accade.

Purtroppo, queste false memorie esistono anche in chi deve testimoniare. Le false memorie testimoniali sono ricordi distorti di un evento a cui si è assistito e su cui si deve testimoniare. Non è detto che il ricordo vivido di un testimone sia esatto: la maggior parte delle volte, infatti, è chiamato a testimoniare su qualche cosa di emotivamente coinvolgente e ciò va ad influenzare il ricordo. In casi estremi (solo attorno al 1%) si può arrivare ad avere un’amnesia psicogena, ossia una perdita temporanea di memoria scatenata da un trauma psicologico, che può causare addirittura perdita dell’identità personale o di vasti settori della vita.

Come procedere?

Che cosa fare allora? Innanzi tutto, avere sempre in mente che se anche un testimone è ben disposto, può avere ricordi non veritieri. Quindi, quel che si può fare è:

  1. Evitare di chiedere al testimone di dirmi tutto ciò che sa, anche senza esserne certo, poiché, così facendo, aumenterà la quantità di informazioni fornite ma ne diminuirà sicuramente l’accuratezza.
  2. Ricordare che formulando domande:
    • aperte: stimolerò la narrazione e avrò accuratezza MA vi saranno lacune (es. mi racconti cosa è successo ieri sera);
    • chiuse: favorirò la completezza MA aumenterò il rischio di particolari aggiunti (es. ieri sera si è visto con sua moglie?).
  3. Evitare in qualsiasi modo di porre domande suggestive, ossia quelle domande che suggeriscono già una risposta (es. “di che colore aveva la cravatta?” presuppone che ci fosse una cravatta indossata, quando magari non è così).
  4. Registrare il colloquio di modo che anche altre persone potranno ascoltarlo.
  5. Aiutare il teste a ricordare con i seguenti metodi, che facilitano il ricordo e diminuiscono le false memorie:
    1. Ricreare il contesto in tutte le sue parti, anche quelle che appaiono insignificanti
    2. Riportare ogni cosa successa con la massima precisione possibile
    3. Cambiare la propria prospettiva, ossia cercare di raccontare come se si vedesse la scena da una differente angolatura
    4. Partire da momenti diversi nel tempo

Concludendo, testimoni o no, dobbiamo accettare ciò che diceva Mark Twain: “Quando ero giovane ricordavo ogni cosa, accaduta o no; ma ora le mie facoltà deperiscono e presto avverrà che ricorderò solo le cose che non sono mai accadute. È triste andare in pezzi in questo modo, ma nessuno può evitarlo”.