Mindhunter – riflessioni

Il successo della serie Mindhunter messo in relazione al libro "The Anatomy of Evil" di Michael Stone.

Mindhunter – riflessioni

Un grazie a John Douglas…

La serie di Netflix Mindhunter  (molto ben diretta e assolutamente consigliata) è ispirata al lavoro di John E. Douglas, primo profiler della storia. Grazie a Douglas, sul finire degli anni ’70 venne istituito il Criminal Profiling Program presso l’FBI, con l’obiettivo di studiare il comportamento criminale in modo da classificarlo e, in seguito, riuscire a predirlo.
Douglas iniziò intervistando alcuni dei criminali più efferati dell’epoca (tra i quali Ted Bundy, Charles Manson, Edmund Kemper) e dai resoconti stilò caratteristiche comuni e opposte tra gli omicidi e i killer.
Dobbiamo a lui la dicitura “Serial Killer”, e anche la famosa distinzione tra criminale organizzato e disorganizzato.
Varie serie TV e film si sono ispirati al suo affascinante lavoro: oltre a Mindhunter, troviamo Criminal Minds, Hannibal, Il silenzio degli innocenti.

… Ma anche a Michael Stone

Anche se la serie mi è piaciuta, mi sono trovata a riflettere su quanto un libro potenzialmente utile in campo giudiziario, non abbia avuto lo stesso successo del lavoro di Douglas.
Mi riferisco a The Anatomy of Evil di Michael Stone, psichiatra forense, che ha cercato di sistematizzare la nozione di “male” intervistando serial killers, come aveva fatto Douglas.
Il lavoro di Stone nasce dalla convinzione che sarebbe utile avere una linea immaginaria lungo la quale disporre differenti tipi di assassini, in modo da poterli catalogare. L’utilità di tali distinzioni parte da un’ottica preventiva: spiegando perché certi atti sono stati compiuti, si potrebbe fare luce sui criminali a maggior rischio di recidiva.
Douglas pensava a come catturare i killer, prevedendo le mosse, Stone si concentra sul “post cattura”, predicendo la recidiva. La “scala del male” creata da Stone, infatti, segue un continuum di probabilità per il quale è molto plausibile che un killer ritorni a uccidere.

Non si è ancora pronti al 100% per portare tali studi in campo penale, ma questa potrebbe essere una linea da seguire.