Capire tu non puoi, Tu chiamale se vuoi Emozioni.

Capire tu non puoi, Tu chiamale se vuoi Emozioni.

La mia iniziazione professionale all’ambito emotivo è stata mediata da Lucio Battisti. Università, Psicologia Generale, primo anno, primo semestre, prima lezione, prima slide, un’unica parola – emozioni. Il professore ci invita a condividere ciò che ci veniva in mente pensando ad essa. Ci buttammo tutti sulla didattica: “è quello che proviamo di fronte ad uno stimolo”, “sono le espressioni dei nostri sentimenti”, “è ciò che ci muove nella vita” e così via.

Poi la sorpresa: “Si vede che siete troppo giovani… Come fa a non venirvi in mente “Emozioni” di Lucio Battisti?”. E si cimentò – anche notevolmente bene – nella performance della canzone. Alquanto bizzarro, ma sicuramente impattante: ancora adesso me lo ricordo e probabilmente era questo il suo intento. Tale vignetta dimostra come esperienze emotivamente connotate vengano ricordate più a lungo e più facilmente di quelle senza coloritura emotiva, e che la stessa situazione può suscitare una vasta gamma di emozioni, anche tra loro contrastanti. Infatti, ricordo che inizialmente provai un po’ di irritazione per quell’uscita, che si mischiò alla sorpresa, alla felicità e forse anche alla vergogna (per lui, un’emozione di riflesso).

Allora, cosa sono le mozioni?

Alcune dei nostri interventi, in ogni caso, furono sicuramente corretti: le emozioni costituiscono i motori della nostra vita, ci aiutano ad agire e ci direzionano, proteggendoci in alcune situazioni e stimolandoci in altre. Non sempre, però, sono lineari, comprensibili e coerenti. Ed è soprattutto la loro incoerenza che confonde le persone. Infatti, si tende a pensare che se in una situazione si provano emozioni contrastanti, essa sia sbagliata. Come mai? Perché abbiamo la tendenza a razionalizzare ogni concetto e pensiero, ogni situazione, quando alle volte le nostre reazioni non sono così lineari come pensiamo: siamo esseri complessi. Per questo stesso motivo le culture orientali tollerano più di quelle occidentali (se non addirittura apprezzano) la contraddittorietà emotiva, essendo maggiormente legati alla spiritualità che alla razionalità.

Quando le emozioni sembrano contradittorie.

La contraddizione è insita in ogni situazione, in quanto ogni esperienza contiene sfaccettature da tenere in considerazione.L e emozioni contrastanti indicano quindi una complessità del sentire, segno di maturità emotiva. Già nel mio articolo sugli attacchi di panico sottolineavo che è possibile sperimentare un attacco di panico o un forte attacco d’ansia durante cambiamenti positivi, sebbene questa reazione possa apparire contro intuitiva. In realtà non lo è. La contraddittorietà delle emozioni ci aiuta ad affrontare gli eventi con la giusta dose di equilibrio: ad esempio, il matrimonio può provocare paura, oltre che gioia. Ma è grazie a questa paura che avverrà dopo un periodo di riflessione, dopo che si saranno considerati pro e contro e così via.

Emozioni “unidirezionali” e disfunzioni emotive.

Sentire in modo univoco è spesso indice di disfunzionamento, significa non essere in grado di tollerare l’ambivalenza delle situazioni e l’incertezza insita in ogni cosa. L’esempio lampante è il funzionamento borderline di personalità, per il quale si continua ad oscillare tra un’estrema idealizzazione (di una persona o di una situazione) per poi passare repentinamente alla sua svalutazione. Prendendo l’esempio sopracitato, un soggetto con funzionamento borderline è possibile si sposi con una persona anche dopo pochi mesi di relazione “idilliaca” con quello che pensa essere il partner della sua vita. Si potrà trovare poco dopo a pensare che quello stesso partner non sia adatto al matrimonio perché alla mattina rimanda la sveglia due volte o perché non fa il caffè nel modo giusto e che quindi il matrimonio sia la condizione peggiore al mondo. Ovviamente, questo esempio è estremo e semplicistico, ma spero funga per capire il concetto.

È quindi molto importante esperire tutta la gamma di emozioni del nostro repertorio, connettersi con esse, tollerando anche quelle negative, che possono essere propulsore di cambiamento o di visioni alternative della stessa situazione. La consapevolezza emotiva è indispensabile per direzionare la vita nel modo più consono: ci aiuta a riconoscere le nostre emozioni e quelle degli altri; a valutare i contesti nei quali viviamo, la relazione tra di essi, tra essi ed i pensieri e le azioni; a riconoscere i nostri automatismi ed eventualmente rivalutarli; è utile nel fronteggiare lo stress; ricorda che le nostre emozioni impattano sui comportamenti degli altri oltre che sui nostri.

Un deficit della competenza emotiva, può manifestarsi in varie sfaccettature, quali:

  • incapacità di espressione emotiva o di riconoscimento di quella altrui, propria di persone che arrivano in terapia perché “non sentono più niente” o estremamente arrabbiate ma senza capire come mai, da dove la rabbia derivi, o ancora perché non riescono a capire gli altri;
  • disregolazione emotiva, il che significa provare emozioni sempre e solo in modo estremo, situazione spesso accompagnata da comportamenti impulsivi, anche pericolosi (abuso di alcol / sostanze / farmaci, autolesionismo, sesso non protetto, sport eccessivamente estremi…);
  • interiorizzazione di immagine di sé o del mondo particolarmente distorta, che produce intense e costanti emozioni negative, che possono essere connesse a senso di colpa, vergogna, paura del giudizio. Spesso, questo stato emotivo non è subito riconoscibile, in quanto nascosto dall’ansia, che è la parte “visibile” dalla superficie. 

Capiamo dunque che Battisti aveva ragione: è assolutamente possibile sdraiarsi felici sopra l’erba ad ascoltare un sottile dispiacere […] e domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore, come la neve non fa rumore.