Breve vademecum sull’evoluzione della psicologia

evoluzione della psicologia

Breve vademecum sull’evoluzione della psicologia

Anche la psicologia parla il greco antico.

Se dovessimo mettere un primo punto in una linea del tempo immaginaria, potremmo dire che la psicologia, iniziò a svilupparsi con la cultura greca. Da qui, infatti, il pensiero sulla persona cominciò ad interessarsi in merito alle difficoltà emotive.

Inizialmente, le cure si basavano su percorsi di tipo mitico-religioso, veri e propri viaggi dal forte significato simbolico, verso dei santuari (come quelli di Pergamo e di Epidauro) dove i sacerdoti accoglievano i malati. In questi luoghi, i pellegrini venivano attorniati da rituali e simboli, che li accompagnavano durante la loro permanenza diurna e notturna. Durante la notte, Esculapio ed Apollo inviavano ai degenti, sotto forma di sogni, le indicazioni per guarire dalle loro pene.

Da queste pratiche, si approdò nella Grecia classica ad una forma di terapia collettiva, praticata attraverso la rappresentazione della tragedia e della catarsi del pubblico attraverso essa[1]. Qui le problematiche psicologiche venivano rielaborate attraverso la messa in scena a-personale e simbolica di soggetti che proiettavano sul pubblico i vissuti e i dolori della collettività. Il forte lirismo e l’impatto scenico diventavano un rituale comunitario di riflessione e rielaborazione di quanto veniva recitato dalle maschere. 


[1] Nella religione greca, nella filosofia pitagorica e in quella platonica, la catarsi indicava sia il rito magico della purificazione, inteso a mondare il corpo contaminato, sia la liberazione dell’anima dall’irrazionale. In partic., secondo Aristotele, la purificazione dalle passioni, indotta negli spettatori dalla tragedia. (Fonte: www.treccani.it)

Da Anassagora alle prime scuole di psicologia 

Con il pensiero di Anassagora, le radici della psicologia iniziarono a saldarsi nel terreno del pensiero moderno. Il suo approccio mirava ad una indagine profonda e razionale sulle condizioni che determinano la sofferenza umana, per elaborare un discorso coerente con le problematiche e finalizzato alla loro risoluzione. Con l’avvento dei sofisti, in particolar modo di Antifone, nacque la prima scuola nella quale si esercita la terapia con le parole. Fu in questo contesto ricco di stimoli e di fervide prospettive che prese forma la medicina ippocratica, una vera e propria disciplina nella quale il rapporto terapeuta-paziente veniva regolamentato e messo al centro della tecnica terapeutica.

Quando si scopre l’inconscio?

Nel 700, ogni ambito culturale era influenzato dal fermento illuministico. Critica, ragione e scienza, i tre pilasti portanti del movimento sviluppatosi in Francia, fecero da sponda anche ad alcune teorie che presagivano la presenza di una componente inconscia all’interno dell’essere umano. Le due personalità che maggiormente si distinsero per il proprio approccio furono Gassner, che in controtendenza con le teorie dominanti praticava una terapia di estrazione mistico-religiosa, e Mesmer, ideatore del mesmerismo. Questa pratica prevedeva che il terapeuta agisse sul “fluido corporeo”, il cui flusso era responsabile del benessere o del mal funzionamento delle funzioni psico-fisiche. Attualmente, si pensa che i risultati positivi delle sue terapie fossero dovuti all’effetto suggestivo che tali pratiche avevano sui pazienti.

Da questi tentativi, rimase comunque l’idea della centralità del rapporto terapeuta-paziente, tradotta agli inizi dell’800 in una nuova visione del ruolo sia delle istituzioni di cura sia della visione del paziente.

Grazie a Philippe Pinel, infatti, i “minorati mentali” conquistarono un po’ alla volta lo status di persone degne di attenzione e di un possibile reinserimento nella società, attraverso una prima forma embrionale di cura psicoterapica.

Da Freud ai giorni nostri

Sigmund Freud è probabilmente la figura più vicina all’immaginario del terapeuta giunto fino ai giorni nostri. Fu lui che alla fine dell’Ottocento basò la sua pratica e le sue teorie sull’esistenza di un livello psichico inconscio che abita nei meandri della nostra persona. Da questo assunto, lo psicoanalista e filosofo austriaco ipotizzò che i sintomi presentati dalle sue pazienti, le famose “pazienti isteriche”, fossero causati da eventi traumatici irrisolti ed inconsci, che si presentavano sotto forma di sintomi quali paralisi creando sofferenza e disagio. Queste furono le basi dalle quali si iniziò il ragionamento sul concetto di inconscio nella psicoanalisi, con tutti i suoi sviluppi successivi.

Nel primo 900, emergono così diverse teorie della mente, che si rifanno a differenti paradigmi ai quali corrispondono altrettanti modelli di terapia, come ad esempio quella comportamentale e quella cognitiva. Le teorie di Freud, difese oramai a livello mondiale, iniziarono a farsi strada tra le cattedre universitarie, suscitando un grande dibattito (ancora in corso) tra sostenitori e oppositori della psicanalisi. Comunque la si pensi, è innegabile che il contributo di Freud abbia confermato l’importanza di una tecnica terapeutica basata sulla parola, che da lì in avanti sarebbe diventata una prassi strutturata, basata su tecniche condivise.

Le tecniche Cognitivo comportamentali

Negli anni a seguire, durante la Prima guerra mondiale, presero forma le prime tecniche embrionali di tipo cognitivo-comportamentale: terapie rapide che avevano lo scopo di curare in poco tempo i sintomi dei militari traumatizzati dalle esperienze al fronte. Contemporaneamente, negli Stati Uniti si affermava un movimento di psicologia clinica che in contrapposizione al metodo freudiano si basava su assunti comportamentisti. Questa fu la prima forma di psicoterapia sottoposta a verifica sperimentale, che analizzava i comportamenti disadattivi del paziente in rapporto all’ambiente sociale in cui era cresciuto e si era sviluppato.

la Terapia cognitiva, la terapia sistemica e il costruttivismo

Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, negli Stati Uniti Albert Ellis e Aaron Beck posero le basi della terapia cognitiva, che può essere riassunta in modo generale secondo l’assunto per cui il modo in cui le persone rielaborano le loro esperienze definisce in modo significativo il loro comportamento e i sentimenti/sensazioni che ne conseguono.

Parallelamente, iniziarono a farsi strada altre due paradigmi: la terapia sistemica, che analizza il problema del singolo e la tecnica di intervento nell’insieme delle relazioni familiari, e il costruttivismo che si focalizza sulla rielaborazione dei significati soggettivi con cui il singolo costruisce la sua esperienza nel modo.

Questo più che sintetico excursus, può risultare utile a comprendere la complessità di questa disciplina e magari a cogliere qualche spunto per approfondimenti personali in merito alle varie correnti di pensiero psicologico e terapeutico. Ciò dimostra che anche la psicologia è una materia in continua evoluzione, grazie alle ricerche e alla sperimentazione di nuove tecniche. Personalmente, seppur la mia formazione sia psicoanalitica e relazionale, accolgo nella mia pratica anche spunti da altri campi, in quanto credo che l’apertura mentale e la “contaminazione” siano elementi arricchenti in qualsiasi campo e contesto.

Nell’immagine “Pinel libera i malati mentali nell’ospedale della Salpêtrière nel 1795”, Robert Fleury